La tecnologia che trasforma

Posted by | 27/11/2014 | Articoli | No Comments
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La comunicazione ha un ruolo sempre più imperante nella nostra vita quotidiana. Sappiamo che non possiamo non comunicare, sta a noi scegliere come farlo. Tra le scelte troviamo i media, dal latino medium, inteso come strumento che sta in mezzo e ci permette di relazionarci cercando di oltrepassare il limite del faccia a faccia.

Gli esempi nel contesto di vita attuale sono molteplici: un ritardo a un appuntamento è comunicato tramite un cellulare, una riunione tra persone che abitano in luoghi diversi è gestita con un collegamento web e i collegamenti sono via via sempre più potenti e personalizzabili.

Il dispositivo sta tra due soggetti e ne facilita il processo di relazione come in una funzione, superando da una parte i limiti spazio-temporali e dall’altra la percezione indiretta (mediata).

La loro posizione <<stare nel mezzo>> rende questi mezzi, strumenti di cambiamento della nostra vita sociale, obbligando le persone a interagire diversamente tra loro e ad adattarsi alle diverse caratteristiche fisiche del prodotto.

Ogni strumento racchiude in sé profili fisici e due dimensioni: quella simbolica e quella pragmatica. Ne consegue una capacità dell’utente a conoscere le caratteristiche del mezzo per poterlo usare e un adattamento comportamentale per superare i limiti imposti dell’ambiente esterno (es. la distanza), per raggiungere l’altro interlocutore, modificando così se stesso attraverso l’uso che ne fa.

Cambiano i linguaggi, i comportamenti e i significati ad essi attribuiti.

Un messaggio scritto con un cellulare è diverso da un mail, che si distingue ancora da un messaggio in chat o uno pubblicato su un social network.

Scrivere, obbliga la persona a uno spostamento sensoriale, dall’uso dell’udito alla vista. Se parlare ci immerge in uno spazio di suoni nel tempo presente (il qui e ora), scrivere ci sposta sull’osservazione di quello che si vede, anche immutato nel tempo.

Verba volant, scripta manent.

La necessità di mandare messaggi, da utenti diversi con culture diverse ha modificato i modi di fare e le capacità motorie degli utenti. Uno studio del 2013 ([1]), dimostra che il 50% di chi ha meno di trentacinque anni usa sia il pollice che l’indice per scrivere sulla tastiera del cellulare; il 65% di chi ha più di trentacinque anni usa solo l’indice. Il fatto che i giovani non abbiano proprio reddito o minimo, ha fatto nascere la messaggistica istantanea come WhatsApp (www.whatsapp.com) con limitate operazioni da parte dell’operatore. Usando questi mezzi e le loro funzioni, capiamo con chi ci stiamo relazionando, immaginando un profilo che potrà poi essere svelato su un social network. La tecnologia comunica non solo con la nostra mente, bensì, più in profondità, con il nostro corpo. Infatti il cervello è investito da stimolazioni che penetrano, oltre che il livello superficiale della coscienza, orientando la nostra gestualità.

Il processo di cambiamento coinvolge così il singolo e il gruppo, che usano la tecnologia in un nuovo modo: soddisfacendo i bisogni singoli e di comunità. Si sviluppano anche le pratiche condivise, definite <<metatecnologie>> che con l’uso dei digitali hanno ridotto il tempo di apprendimento per la comprensione del mezzo.

Utenti creativi e intraprendenti, usano simultaneamente le applicazioni tecnologiche contenute negli apparecchi (fotocamera, videocamera, registratore, microfono), postando in tempo reale le loro <<opere>> sulle reti. Ne conseguono l’esposizione al giudizio pubblico, l’aggregazione di nuove persone per condivisione dell’informazione; veri e propri dibattiti globali. L’aggregazione a gruppi ha dato forma a reti sociali, come Tripadvisor, che nasce come spazio per informare viaggiatori, su notizie di alberghi, ristoranti condividendo le loro esperienze. Oggi è un portale web che raccoglie le recensioni degli utenti riguardo hotel, ristoranti e attrazioni turistiche, convogliando indirettamente i flussi dei futuri clienti.

Difatti l’80% dei nativi digitali si fida dei consigli on-line degli amici. Postando le proprie riflessioni l’utente cambia veste in continuazione: da spettatore ad attore.

Entra ed esce dal palcoscenico – argomento di discussione social – come e quando ritiene più opportuno. Essere spettatore presuppone una scelta dei contenuti da fruire, essere autore implica un modo di agire creativo, fornendo proprie opinioni, con eventuali aggiunta di informazioni. L’80% dei nativi digitali si fida dei consigli degli amici on-line, una percentuale tre volte superiore alla fiducia che può scatenare un messaggio pubblicitario con mezzi tradizionali. Il “passaparola” sta ritornando a essere il sistema più utilizzato e valorizzato cambiando la risultanza degli effetti di marketing.

I vecchi sistemi di pubblicità degli anni ottanta, sono considerati ingannevoli dalla maggioranza dei consumatori. La relazione tra utenti simili in un gruppo con esigenze comuni, fa si che si instauri una condizione di fiducia dove l’opinione ha un valore di marketing intangibile molto potente.

L’azienda è sollecitata a mettersi in una posizione di ascolto, offrendo successivamente l’esposizione della propria tesi. Da questa relazione l’azienda trae i dati statistici per rivedere le sue politiche aziendali: dalla produzione, alla distribuzione, alla logistica, in un processo di miglioramento continuo secondo i principi di certificazione della qualità.

I media, dunque, sono in grado di influenzare significativamente i nostri comportamenti e le nostre abitudini modificando gli schemi cognitivi di organizzazione. Infatti, passando attraverso la nostra percezione del corpo e dello spazio, alterano l’espressione delle nostre emozioni. La mancanza del contatto fisico frontale ha generato l’uso di espressioni come “mi piace>> o <<non mi piace>>; le varie faccine espressive nella corrispondenza servono a suffragare un messaggio breve e conciso ma privo di quell’emozione umana di cui indispensabilmente abbiamo bisogno per comunicare.

[1] (IPSOS 2013)